La città immaginaria di Ilias: un viaggio tra realtà e fantasia

Un’ambientazione unica: la città di Ilias

Nel romanzo ‘O Cane’ di Luigia Bencivenga, la città di Ilias emerge come un luogo inquietante e affascinante, situato nei dintorni di Napoli. Questa città immaginaria è divisa in tre parti distinte: la zona residenziale con le eleganti ville di via Belvedere, la zona povera delle Case rosse e la baraccopoli di Cala Renella, un rifugio per i più emarginati. Ilias non è solo uno sfondo, ma un personaggio a sé stante, che riflette le tensioni sociali e le contraddizioni della nostra società. La narrazione si svolge in un contesto temporale ben definito, dal 16 al 26 giugno 2015, ma è nei giorni 16 e 17 che si concentrano gli eventi più significativi, creando un’atmosfera di attesa e inquietudine.

I protagonisti e le loro storie

Due figure spiccano nel racconto: il Prof. Sauro Consilia e Mimì Nasone, il Figlio delle Stelle. Il primo, direttore del carcere Dostoevskij, rappresenta l’autorità e il controllo, mentre il secondo, un trasportatore di morti, incarna la fragilità e la disperazione. La loro interazione con il cane Garryowen, simbolo di salvezza e caos, arricchisce la trama di significati. La scelta del nome Garryowen, che richiama il cane del Cittadino dell’Ulisse di James Joyce, sottolinea il legame tra la letteratura e la vita, tra il reale e l’immaginario. La violenza e la brutalità che permeano la vita a Ilias si riflettono nelle esperienze di questi personaggi, costretti a confrontarsi con la loro umanità in un contesto di degrado.

Un’esperienza di lettura coinvolgente

La scrittura di Bencivenga è caratterizzata da uno stile fluido e avvincente, capace di trasportare il lettore in una dimensione spazio-temporale unica. La lingua è curata e precisa, con una ricchezza di dettagli che rende l’inesistenza di Ilias più reale del reale. La narrazione si sviluppa in un crescendo di tensione, portando il lettore a esplorare le profondità dell’animo umano e le sue derive. ‘O Cane’ non è solo un romanzo, ma un’opera di ingegneria narrativa che sfida le convenzioni, offrendo una visione iperbolica e impietosa della società contemporanea. La Bencivenga riesce a mantenere un equilibrio tra la pulsione anarchica e la razionalità, creando un’opera che invita alla riflessione e alla critica sociale.

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